Scegliere per primi è scegliere due volte


All’istinto bisognerebbe sempre dare retta, poi pensi che andare dove ti porta il cuore, potrebbe essere un vicolo cieco e allora ragioni, metti la razionalità davanti ai sentimenti e credo che questo sia uno dei grandi punti interrogativi dell’uomo, quindi non ho certamente scoperto nulla, mettendo in dubbio la mia razionalità a fronte di una visione più romantica della vita.
Lavoravamo insieme e da subito è scattata quella molla, quella empatia e quella alchimia,che oggi molti chiamano chimica, ma che vorrei precisare che, probabilmente e non meno inconsciamente era molto di più. Il nostro era un lavoro in squadra con altri, filavamo come siluri perché l’intesa era così completa che spesso non avevamo neppure bisogno di parlare, uno sguardo era un sì, un battito di ciglia rappresentava un’incertezza e allora via, si cambiava strategia, si virava per provare qualcosa di diverso, gli altri ci seguivano, lui era un leader, io non ero meno anche se arrivata dopo. Un team, un gruppo molto coeso, nessuno credeva che fra noi non ci fosse nulla, ma non chiedevano, perché io ero fidanzata e lui conviveva con una compagna, però la verità era quella che si vedeva, al lato pratico non c’era nulla, ma nell’aria si percepiva tutto e di più. Per stare bene mi bastava sapere che lui fosse nella stanza accanto, avvertire la scia del suo profumo nel corridoio dell’ufficio, vedere come toccava il mio foulard o come mi appoggiasse il cappotto sulle spalle, il modo con il quale mi portava un caffè mentre lavoravo e poi sbadatamente mi sfiorava i capelli e tutte quelle birre o aperitivi che chiamavamo “meritati premi”,dopo il lavoro. Però mai niente, mai un bacio, un accenno di avance , un discorso che coinvolgesse le nostre reciproche situazioni, solo quella felicità che ci isolava dal mondo e che iniziava alle 8,30 del mattino e finiva prima di cena. Per caso, qualche mese dopo seppi che gli era nato un figlio, lo venne a sapere casualmente una collega della squadra, arrivò con lo champagne e finse di picchiarlo perché non aveva detto nulla a nessuno, poi brindammo tutti, lui era schivo , ritroso,alla fine si abbandonò ai festeggiamenti, senza mai guardarmi in quell’ultima ora in ufficio. Io quella sera decisi la data del matrimonio con il mio fidanzato. Nell’apparenza non cambiò nulla, vennero tutti al matrimonio, c’era anche lui che ballò tutta la sera con mia madre e mia sorella, come uno di famiglia insomma, come uno che si tenesse ai margini ma vicino. Erano finite le birre e gli aperitivi, mio marito spesso veniva a prendermi, lui correva invece a sostituire la compagna per accudire il bambino, lei spesso era di turno la notte in ospedale, ma ciò che esisteva tra noi era lì sospeso come un lampadario in mezzo ad una stanza, solo un terremoto poteva farlo precipitare. Un giorno bussò, dai entra, cos’è questa novità c’è la porta aperta, lui entrò e la chiuse , poi dandomi le spalle e guardando fuori dalla finestra disse “mi mancherà la vista che abbiamo qui dal dodicesimo piano, vediamo tutta Milano, per anni questo spettacolo l’ho dato per scontato, nessuno poteva sottrarmelo, oggi comprendo che ci sono cose , situazioni e sentimenti che ci vengono solo dati in prestito. Tra un mese mi trasferisco a Roma, ho accettato una proposta della presidenza, volevano anche te, ma io ho detto o lei o me e loro hanno scelto così. Lo sai anche tu, uno dei due doveva andarsene, non voglio sentire una parola, né vedere una lacrima, sto già abbastanza male, è la cosa migliore per tutti e due. Ah… gli altri lo sapranno una settimana prima, non dirlo per favore. Dimenticavo …ti amo molto, moltissimo e quando sei arrivata, Donatella, mi aveva detto di essere incinta, da una settimana. Ciao ed uscì.
Così fu, andò via, qualche messaggio vago i primi tempi, per un paio d’anni gli auguri a Natale e per il compleanno, poi più nulla, ma io avevo altri pensieri, nel frattempo erano subentrati quei gravi problemi nel mio matrimonio, che mi costrinsero al divorzio. Ora vivevo sola, una casa carina, un bel lavoro, qualche avventura senza importanza, molti amici e quel ricordo nel cuore, non una sofferenza, solo un posto riservato in via permanente per quella che poteva essere una storia bellissima, ma che non era stata. Fu una sera di maggio, avevo invitato i colleghi per un aperitivo, che una di loro disse, per brindare non ti preoccupare, portiamo noi una sorpresa. E che sorpresa … andai ad aprire e con lei c’era anche lui, che mi salutò come se ci fossimo visti il giorno prima, ma gli occhi e la mani tradivano molta emozione, mentre io ero stordita ed anche incredula. C’era un tramonto che spaccava, i milanesi lo sanno cosa sono quei cieli viola e rossi, dal giardino arrivava un profumo di magnolia che stordiva, lo champagne che aveva portato lui, è sempre questo il tuo preferito aveva detto stappandolo, mi aveva messo un’allegria incontenibile, tutti gli altri era come se non ci fossero e ad un certo punto se ne andarono veramente. La storia vorrebbe un lieto fine, ma ora non posso raccontarvelo, perché non lo so neppure io se sarà veramente lieto o difficile, però fu una notte meravigliosa, alla quale sono seguiti mesi con un’alternanza di giorni bellissimi e altri difficili. Sono passati undici anni dal nostro primo incontro e suo figlio ora ne ha dieci, sono successe tante cose, il mio divorzio, la sua ascesa verso una carriera stellare, i miei avanzamenti soddisfacenti, ma che ci vedono su due piani lavorativi diversi, la sua richiesta di essere ritrasferito a Milano, il distacco dalla sua compagna e la conseguente difficoltà a vedere il figlio, il decidere dove andare a vivere, i weekend che dovrà trascorrere a Roma per non perdere la possibilità di stare accanto al bambino, le richieste economiche continue e sempre più serrate della ex, che ha in mano uno scettro per lui troppo importante. Insomma tante cose complesse e problemi, un amore molto profondo, però nella mia mente c’è sempre una domanda:”anche se a fin di bene perché alla presidenza ha detto “o io o lei “? Ecco, lui ha deciso per me, per la mia carriera e per la mia vita e questa resta una cosa che non mando giù, neppure in nome dell’amore.