Il tempo

Questa parola che usiamo così spesso.

‘ Non c’è tempo’, ‘ C’è un tempo per tutto…’, ‘ Quando avrò tempo’…

Personalmente ho cominciato a farci i conti pochi anni fa, accorgendomi che la mia vita cominciava a contenere una quantità di ‘epoche’ diverse tra loro ed un’intensita’ compatibili con un ‘tempo’ di esistenza via via più importante. 

Una delle lezioni più vere,  concrete che ho imparato è che il tempo è una delle risorse limitate che abbiamo.  L’altra è la nostra energia,  a mio avviso. 

A volte questa consapevolezza mi spaventa,  suona come un countdown.

Altre mi è di sprone. Se è una quantità limitata non posso sprecarlo. Devo usarlo spendendolo con avvedutezza.

E, allora, mentre scrivo questo pezzo da condividere con voi tornando da Rimini dove ero, fino a poche ore fa, per un weekend di formazione ( perché credo che il tempo per imparare sia sempre un tempo prezioso, qualunque sia la materia,  qualunque sia la nostra età) sento che…

C’è un tempo per correre, per costruire, per usare forza e determinazione.  Si tratti di una carriera. Di una famiglia. Din una casa. Di un progetto. Della persona che vogliamo essere.

C’è un tempo per fermarsi, per aspettare o aspettarci.  Sapendo che il tempo di sosta non è un tempo di ‘ vuoto’. Banalmente,  mentre noi siamo ‘fermi’ a leggere un libro le nostre cellule si rinnovano,  il cuore pompa sangue. Il respiro ci tiene in vita. Le sinapsi generano nuovi pensieri . I capelli crescono.  I ricordi trovano un loro spazio e si radicano. Le ferite cicatrizzano. Siano esse fisiche o emotive. 

Quindi di tutto si tratta, ma non di un tempo non generativo.

C’è un tempo per restare. Ed uno per andare via. E siamo solo noi a conoscere e riconoscere, l’uno e l’altro.  

C’è un tempo per dare spiegazioni ed uno dove il silenzio è l’unica risposta possibile.

C’è un tempo per essere felici. Quasi da poterla toccare questa felicità. Ed un tempo  in cui comprendi che essere felici sempre non solo non è possibile. Ma non è neanche necessario. 

C’è un tempo del dolore.  Da accogliere e tenere al sicuro. Che, a negarlo, non può svolgere la sua funzione . E non può che restarci addosso come un mal di denti malamente curato, che a tratti sembra essere meno pungente. Ma che, se non lo riconosci e curi, si ripresenta, diventando sofferenza. 

Credo, poi, ci sia un tempo, personalissimo, in cui, semplicemente, alzarsi e dirsi che, qualunque sia la nostra storia, abbiamo fatto del nostro meglio e possiamo andare oltre.

Con questa riflessione di valorizzazione delle nostre storie e di quello che ancora abbiamo da dare al nostro tempo, inizio la settimana. Pensando che ci riguardi davvero tutte e tutti. 

Buon lunedì!