Ci amiamo da quattro anni,ma noi il pranzo di Natale insieme non lo abbiamo fatto il 25 e nemmeno il 24, quest’anno è caduto di sabato con le banche chiuse, quindi lui non sarebbe stato al lavoro, così ci siamo incontrati nel solito ristorante il 23 alle 13,15. Io gli ho regalato un portafogli, lui a me degli orecchini d’oro con una rosellina centrale con dei brillantini, un bel regalo, sproporzionato rispetto al mio, ma è il suo modo di chiedermi scusa, per non trascorrere il Natale, il Capodanno e tutte le feste comandate con me. Non eravamo allegri, lui guardava l’orologio e io avevo una rabbia dentro che volevo buttare fuori, ma non coglievo il pretesto per innescare una discussione, per dirgli basta questa non è vita, forse non è neppure amore e mentre lo pensavo ero noiosa anche per me stessa, che questo sermone l’ho fatto, detto e urlato ormai decine di volte. Scappo, hai detto, devo finire un lavoro in fretta perché alle 16 devo portare il piccolo dal dentista.
-Il 23 di dicembre? Ma piantala, dovrai andare con tua moglie a comprare i regali …
-Anche, sai che noia…
-Dici che con lei non esci mai…
-Infatti, solo due commissioni veloci per il regalo ai nostri medici di famiglia…
-E avete bisogno di andare in due?
-Oh, ma che scocciante che sei, per una cretinata…
-Certo, una cretinata, io la chiamerei una balla da mettere insieme a tutte quelle che dici in continuazione a lei e anche a me.
-Per sopravvivere a lei, per non perdere te, perché tu non capisci, non ti rendi conto, che presto le cose cambieranno…
-Presto ? Sei ridicolo, ciao Buon Natale
-Ma dai, aspetta, non lasciarmi così. Poi ti volevo dire che il 26 mi tocca portarli in montagna da mia sorella, tornano il primo e fra andare e tornare e ritornare a prenderli, mi conviene restare in montagna.…
Le ultime parole non le ho neppure sentite, balbettava cose sulla sua prossima e definitiva uscita da casa, ma io ero troppo umiliata, arrabbiata con me stessa e bisognosa di fuggire da lì. Però dopo qualche passo, sono tornata indietro, lui stava pagando, ha alzato la testa e mi ha guardata sorridendo,ma il sorriso gli è sparito subito”questi non li voglio, non mi tieni buona con un paio di orecchini”…
Eccomi per strada, triste e furiosa, ma anche sollevata, l’idea del bacetto di nascosto in auto, della telefonatina dal bagno stanotte, del messaggio con le solite frasi riparatrici e cariche di promesse che mai manterrà, con questa lite e con il conseguente offensivo gesto della restituzione del regalo, ci renderanno liberi entrambi. Lui di non chiamarmi per una settimana, può giustamente fare l’offeso, io di non aspettarmi nulla, di tornare padrona del mio tempo e di non vivere la mia vita in funzione dei ritagli del suo
. Sono quattro anni che lo aspetto,ma forse non è esatto, che aspetto da me stessa quella forza e quella lealtà per affrontare la verità senza gli alibi che me la rendano leggibile come piace a me. È troppo facile dire che lo sapevo che era un uomo sposato e ancor più scontato definire lui un debole, ci siamo innamorati, ci siamo raccontati una storia, un sogno o una favola sapendo entrambi che farla durare troppo era un errore, ma sbagliare talvolta è bello e indispensabile per chi è affamato di vita. Tutto si riduce velocemente a questo, si è innamorato di me, ma vuole bene a loro. Dopo sono andata alla Rinascente a comprare qualche piccolo regalo per gli amici, ho fatto qualche telefonata per organizzare un aperitivo per la sera del 24 e ho accettato di andare a pranzo da mia cugina il 25, ho ricominciato dalle piccole cose, perché è da quelle che si riprende in mano la propria vita, con le lacrime che cominciano a scendere, il bavero del cappotto alzato e una storia durata quattro anni,chiusa in quattro minuti…

( foto da Pinterest)