Perché leggere via San Maurilio

Quando ho scritto questa raccolta di racconti basati su personaggi, non immaginavo che poi tanto di me potesse entrare dentro ad ognuno di loro e soprattutto che la parte autobiografica si imponesse in modo così predominante su tutto il libro. Ho amato scriverlo perché è stato come ripercorrere le emozioni che ho realmente vissuto e che sono comuni a tantissime donne, ho desiderato condividerle con questo libro che racconta un percorso fatto di sentimenti contrastanti nella caduta e nella rinascita, nell’amore che incontriamo da giovani e che non finirà mai e in quello più consapevole e disincantato di questa età . Un libro per tutti, ma soprattutto per le donne che sanno rialzarsi.

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Stasera esco sola

“Il bello della sera non è soltanto uscire …” questo recitava una bellissima canzone, ma io aggiungo che il bello della sera non è soltanto uscire in compagnia. Personalmente ho amato molto andare al ristorante sola, sedermi al bancone di un bar a bere un cocktail in solitudine, comprarmi un biglietto per uno spettacolo senza la necessità che ci fosse qualcuno ad accompagnarmi. La compagnia è un piacere e non un obbligo, l’autonomia una conquista e sapere stare con se stessi, senza annoiarsi, un grande risultato. Una signora può benissimo prendere un taxi o la propria auto se non esistono problemi di viabilità e parcheggio e raggiungere un luogo di suo gradimento, per cenare o bere un aperitivo, deve sentirsi libera di farlo e non imbarazzata, non deve avere né dare la sensazione che è sola perché nessuno ha voluto accompagnarla, ma che lo è per scelta. Non avete voglia di stare in casa, è una serata particolare e vi sentite particolarmente in forma, volte festeggiare qualcosa o semplicemente avete voglia di indossare un bel vestito e d uscire ? Fatelo senza problemi e se qualcuno dovesse avvicinarvi per conoscervi o per proporsi, potrete sempre con gentilezza spiegare che se aveste voluto trascorrere la serata in compagnia l’avreste fatto, ma che desideravate stare sola. Con il garbo e la dovuta eleganza una donna può sempre andare ovunque voglia, perché è lei che impone le regole. Sempre. Alle serate, con l’avanzare degli anni, propongo invece un pranzo, un cinema pomeridiano, un tè o un aperitivo nel tardo pomeriggio, sempre piacevolmente con l’ottima compagnia di voi stesse. A volte non essere costretti a tenere in piedi una conversazione è molto rasserenante e guardarsi attorno fa scoprire tante cose che invece distratti dalla compagnia di qualcuno , noteremmo appena .

Foto da Pinterest

Alle 19 da me

Da anni alle cene prediligo gli aperitivi, non quelli dove si mangia di tutto, semplicemente un cocktail o un calice di bollicine accompagnato da un finger food, eccone uno che offro spesso ai miei ospiti :

PERE, ROQUEFORT E CULATELLO, semplice, raffinato e appetitoso. Adatto con qualsiasi vino e gradevole accostato anche ad un cocktail alcolico

-foto da Pinterest-

Semplice ma di effetto

Cosa serve ad una tavola semplice, senza un servizio di piatti importante, bicchieri di cristallo e posateria preziosa, per essere elegante anche se modesta ?
Solo un particolare che si noti e veicoli l’attenzione sull’effetto finale e non sui singoli oggetti.  Ad esempio su una tovaglia bianca usiamo tovaglioli come questi chiusi da grandi fiocchi in velluto. Possibile usarli e annodarli come normali nastri o cucirli e poi chiuderli con il velcro, sempre pronti ad essere usati alla prossima occasione. L’ effetto finale è garantito ad un costo contenuto, solo un piccolo tocco che regala l’idea che quella tavola è stata curata con garbo e attenzione. Le prime due condizioni per ricevere.

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Lui per sempre

Non stiamo parlando di un uomo, neanche di un cane o di un gatto, l’oggetto di cui mai si può fare a meno è il cappotto cammello. I più belli sono quelli che hanno un vissuto alle spalle, che sanno di viaggi in treno, di giornate in ufficio, di pomeriggi a bere un caffè con un’ amica, quelli che fanno parte di noi e che così sentiamo, quelli che stanno bene con tutto e che basta un accessorio nuovo a renderli speciali. Sono gli eternamente giovani ? No sono i capi senza età e senza tempo, che ritroviamo ad ogni cambio di stagione nell’armadio e che ogni volta ci stupiscono e ci affascinano, quelli che ci piacciono sempre di più e non ci stancano mai. Lungo, morbido e avvolgente, ma anche diritto e monopetto, l’importante è che ci sia , elegantissimo con il panna e il blu, sportivo con il marrone, raffinato con il grigio e il nero, glamour con il viola e il verde acido, insomma eclettico e chic sempre. Comprarlo di buona qualità e fattura vorrebbe dire tenerselo, se esistesse la parola sempre userei quella, per molto tempo. Il mio l’ho comprato anni fa durante i saldi, ottima occasione per accaparrarsi un capo come quello a un prezzo notevolmente scontato, non sempre si è fortunati, ma se dovesse capitare non rinunciate !

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Natale con i tuoi

C’è chi il 23 dicembre parte per non festeggiare, perché non vuole vedere i parenti, perché le festività sono motivo di malinconia o per una serie di motivazioni che quasi sempre hanno radici in quella solitudine che ci portiamo dentro più o meno consapevolmente. Io faccio parte degli altri, di quella schiera che ama le tradizioni, che ogni anno cucina le stesse ricette tramandate dalla famiglia, che considera sacra la riunione con i parenti anche se sono rimasti pochi, che addobba la casa l’ultima settimana di novembre per godere di quelle stanze cariche di ricordi per qualche giorno in più e che respira l’atmosfera natalizia in ogni attimo possibile. Per me il Natale si festeggia a casa e non ai Caraibi o alle Maldive, con il presepe, l’albero, le lucine, la Messa di mezzanotte, il brodo di cappone, il panettone rigorosamente tradizionale perché il pandoro non voglio neanche vederlo, ci si scambia quei piccoli pensieri o anche nulla, si rimane tutto il pomeriggio a chiacchierare e a smangiucchiare frutta secca, qualche volta sarebbe bello rispolverare la tombola, ma lì le assenze che ormai sono più delle presenze, si noterebbero troppo. Non siamo tutti più buoni, ma siamo insieme e questo qualcosa conta per forza, conta la famiglia che è più importante di qualsiasi piccola lite, eredità o questione di principio, conta essere lì a raccogliere gli insegnamenti dei nostri genitori e a metterli a frutto, conta potere dire che esiste ancora qualcosa che ci dovremmo ricordare tutti i giorni, ma che se non sappiamo o non possiamo farlo sempre, almeno in questa occasione tiriamolo fuori. Per le persone che non hanno più nessuno o che vivono lontano dai loro cari, è un momento di profonda solitudine, ma qui cercherò di coinvolgerli in qualcosa che li faccia sentire meno soli.

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RICOMINCIARE

La parola che mi riempie cuore e pensieri in questo momento dell’anno, e che mi piace  per farvi sentire il tepore dell’accoglienza in questo nuovo appuntamento,  è ‘ ricominciare”.

Tutti noi abbiamo ricominciato  almeno una volta nella vita. Più spesso, molte più di una.

Lo abbiamo fatto per scelta. O per necessità.  Per motivi oggettivi imprescindibilmente concreti o per seguire noi stesse.

Di certo, se il termine ci induce a pensare anche ad un senso di entusiasmo nell’atto di imbastire da capo la nostra vita, porta con sé anche tanta fatica. RIchiede coraggio, dispendio di energia, anche quando ci sembra che sia inesorabilmente terminata.

Personalmente, la mia vita è stata fatta di tanti tanti anni di staticità, tanto da rendere rigidi i miei processi di pensiero e binarie le mie scelte, per arrivare ad un decennio dove il verbo “ricominciare” è stato il fils rouge che ha legato giorni ed anni.

Ho ricominciato professionalmente. Assumendo ruoli nuovi. Riprendendo a frequentare aule e a studiare libri per cominciare da capo la Milena che voglio essere.

Un mare di fatica farlo mentre le mie giornate erano strattonate tra l’essere una madre single, una buona professionista capace di essere agli occhi di tutti preparata ed affidabile. Tra la preoccupazione del ‘ non essere adeguata’,  il combattere il giudizio esterno,  ed interno, del ” non ce la farai”, ” dove vuoi andare?”

Intanto, il ricominciare una vita senza un uomo accanto. E non si tratta, chiaramente, di fare a meno della collaborazione pratica nella vita di tutti i giorni ( per quanto la vita da single sia effettivamente impegnativa), ma del dover chiudere una relazione con il cuore pesante, sofferente e ammaccato, per continuare la strada verso di sé.  Con dignità e amore.  Ma anche nella libertà di non essere prigioniere di una relazione che toglie anziché dare.

Ho ricominciato a prendermi cura di me. Del come mangio, di che cosa mi nutro . Siano cibo o pensieri.  Ho iniziato a farlo come fosse un lavoro, per poi accorgermi che apparecchiare per me è diventata una coccola.

Ho perso per la strada amicizie. Perché avevano  esaurito il loro cammino comune. Perché non lo erano neanche prima, ma in alcuni momenti ritenerle tali era o un abbaglio o un punto di appoggio reciproco.

E allora ho ricominciato a guardare con occhi nuovi le persone che ho accanto e quelle che entrano nella mia vita.

Credo che il ‘ ricominciare ‘ ci accomuni tutti. Raccontarvi di me vuole solo essere lo spunto per guardare ai vostri nuovo inizi, quando era l’unica possibilità o quando lo avete fortemente voluto.

Mi piace pensare che cercherete nelle vostre storie questi momenti mentre bevete un caffè,  o vi guardate allo specchio prima di uscire, mentre  camminate di buon passo verso una giornata impegnativa o con pigra lentezza in una giornata di autunno qualunque. A volte sorridendo al ricordo,  altre con una lacrima che annega lo sguardo.Se avrete voglia di condividere, sarà interessante e di ispirazione leggere dei vostri ‘ ricominciare’.Un modo per chiacchierare in questo salotto. Con sana leggerezza, sempre improntata di valore e profondità. 
Un abbraccio a tutti voi

La vostra coach, Milena

Via SAN MAURILIO racconti di Una Milanese Chic

Milano è una grande metropoli, ma anche uno scrigno dei segreti:tra le sue vie e i suoi negozi, dietro alle tipiche cler( saracinesche), si nascondo storie intense e profonde. Ed è proprio nell’ abbassarsi di una serranda in via San Maurilio che prende avvio questa raccolta di storie piena di vita, quella vera , quella che non fa sconti e può portare i protagonisti a un passo dal cielo per poi lasciarli precipitare a terra. In questa città, i personaggi dei racconti che leggerete, muovono i propri passi, narrano le proprie vicende personali : da Angela, ricca bottegaia dal passato sofferto, al timido e impacciato Nino, sino ai coniugi Colombo, coppia di commercianti costretta a fare i conti con la crisi che ha travolto le piccole realtà artigianali e imprenditoriali. A fare da collante tra queste vicende è la voce di una ex antiquaria , anche lei con una storia difficile, eppure pronta a riabbracciare la vita e a ripartire insieme a coloro che l’accompagneranno nel nuovo percorso .

“La vita ti toglie tutto , ma è anche capace di ripagarti, di risarcirti, ricompensarti, sa essere infinitamente dura, ma anche terribilmente affascinante e imprevedibile e allora va bene così, forse sono stati degli arrivederci e non degli addii, non lo sappiamo, ma se ci crediamo fortemente, non saranno dei “mai più”

Scegliere per primi è scegliere due volte


All’istinto bisognerebbe sempre dare retta, poi pensi che andare dove ti porta il cuore, potrebbe essere un vicolo cieco e allora ragioni, metti la razionalità davanti ai sentimenti e credo che questo sia uno dei grandi punti interrogativi dell’uomo, quindi non ho certamente scoperto nulla, mettendo in dubbio la mia razionalità a fronte di una visione più romantica della vita.
Lavoravamo insieme e da subito è scattata quella molla, quella empatia e quella alchimia,che oggi molti chiamano chimica, ma che vorrei precisare che, probabilmente e non meno inconsciamente era molto di più. Il nostro era un lavoro in squadra con altri, filavamo come siluri perché l’intesa era così completa che spesso non avevamo neppure bisogno di parlare, uno sguardo era un sì, un battito di ciglia rappresentava un’incertezza e allora via, si cambiava strategia, si virava per provare qualcosa di diverso, gli altri ci seguivano, lui era un leader, io non ero meno anche se arrivata dopo. Un team, un gruppo molto coeso, nessuno credeva che fra noi non ci fosse nulla, ma non chiedevano, perché io ero fidanzata e lui conviveva con una compagna, però la verità era quella che si vedeva, al lato pratico non c’era nulla, ma nell’aria si percepiva tutto e di più. Per stare bene mi bastava sapere che lui fosse nella stanza accanto, avvertire la scia del suo profumo nel corridoio dell’ufficio, vedere come toccava il mio foulard o come mi appoggiasse il cappotto sulle spalle, il modo con il quale mi portava un caffè mentre lavoravo e poi sbadatamente mi sfiorava i capelli e tutte quelle birre o aperitivi che chiamavamo “meritati premi”,dopo il lavoro. Però mai niente, mai un bacio, un accenno di avance , un discorso che coinvolgesse le nostre reciproche situazioni, solo quella felicità che ci isolava dal mondo e che iniziava alle 8,30 del mattino e finiva prima di cena. Per caso, qualche mese dopo seppi che gli era nato un figlio, lo venne a sapere casualmente una collega della squadra, arrivò con lo champagne e finse di picchiarlo perché non aveva detto nulla a nessuno, poi brindammo tutti, lui era schivo , ritroso,alla fine si abbandonò ai festeggiamenti, senza mai guardarmi in quell’ultima ora in ufficio. Io quella sera decisi la data del matrimonio con il mio fidanzato. Nell’apparenza non cambiò nulla, vennero tutti al matrimonio, c’era anche lui che ballò tutta la sera con mia madre e mia sorella, come uno di famiglia insomma, come uno che si tenesse ai margini ma vicino. Erano finite le birre e gli aperitivi, mio marito spesso veniva a prendermi, lui correva invece a sostituire la compagna per accudire il bambino, lei spesso era di turno la notte in ospedale, ma ciò che esisteva tra noi era lì sospeso come un lampadario in mezzo ad una stanza, solo un terremoto poteva farlo precipitare. Un giorno bussò, dai entra, cos’è questa novità c’è la porta aperta, lui entrò e la chiuse , poi dandomi le spalle e guardando fuori dalla finestra disse “mi mancherà la vista che abbiamo qui dal dodicesimo piano, vediamo tutta Milano, per anni questo spettacolo l’ho dato per scontato, nessuno poteva sottrarmelo, oggi comprendo che ci sono cose , situazioni e sentimenti che ci vengono solo dati in prestito. Tra un mese mi trasferisco a Roma, ho accettato una proposta della presidenza, volevano anche te, ma io ho detto o lei o me e loro hanno scelto così. Lo sai anche tu, uno dei due doveva andarsene, non voglio sentire una parola, né vedere una lacrima, sto già abbastanza male, è la cosa migliore per tutti e due. Ah… gli altri lo sapranno una settimana prima, non dirlo per favore. Dimenticavo …ti amo molto, moltissimo e quando sei arrivata, Donatella, mi aveva detto di essere incinta, da una settimana. Ciao ed uscì.
Così fu, andò via, qualche messaggio vago i primi tempi, per un paio d’anni gli auguri a Natale e per il compleanno, poi più nulla, ma io avevo altri pensieri, nel frattempo erano subentrati quei gravi problemi nel mio matrimonio, che mi costrinsero al divorzio. Ora vivevo sola, una casa carina, un bel lavoro, qualche avventura senza importanza, molti amici e quel ricordo nel cuore, non una sofferenza, solo un posto riservato in via permanente per quella che poteva essere una storia bellissima, ma che non era stata. Fu una sera di maggio, avevo invitato i colleghi per un aperitivo, che una di loro disse, per brindare non ti preoccupare, portiamo noi una sorpresa. E che sorpresa … andai ad aprire e con lei c’era anche lui, che mi salutò come se ci fossimo visti il giorno prima, ma gli occhi e la mani tradivano molta emozione, mentre io ero stordita ed anche incredula. C’era un tramonto che spaccava, i milanesi lo sanno cosa sono quei cieli viola e rossi, dal giardino arrivava un profumo di magnolia che stordiva, lo champagne che aveva portato lui, è sempre questo il tuo preferito aveva detto stappandolo, mi aveva messo un’allegria incontenibile, tutti gli altri era come se non ci fossero e ad un certo punto se ne andarono veramente. La storia vorrebbe un lieto fine, ma ora non posso raccontarvelo, perché non lo so neppure io se sarà veramente lieto o difficile, però fu una notte meravigliosa, alla quale sono seguiti mesi con un’alternanza di giorni bellissimi e altri difficili. Sono passati undici anni dal nostro primo incontro e suo figlio ora ne ha dieci, sono successe tante cose, il mio divorzio, la sua ascesa verso una carriera stellare, i miei avanzamenti soddisfacenti, ma che ci vedono su due piani lavorativi diversi, la sua richiesta di essere ritrasferito a Milano, il distacco dalla sua compagna e la conseguente difficoltà a vedere il figlio, il decidere dove andare a vivere, i weekend che dovrà trascorrere a Roma per non perdere la possibilità di stare accanto al bambino, le richieste economiche continue e sempre più serrate della ex, che ha in mano uno scettro per lui troppo importante. Insomma tante cose complesse e problemi, un amore molto profondo, però nella mia mente c’è sempre una domanda:”anche se a fin di bene perché alla presidenza ha detto “o io o lei “? Ecco, lui ha deciso per me, per la mia carriera e per la mia vita e questa resta una cosa che non mando giù, neppure in nome dell’amore.

Un pizzico di buon gusto

In questa pagina del blog parleremo di tavole, non solo di quelle che si possono allestire con argenti antichi, preziose porcellane e cristalli pregiati, magari le ammireremo nelle foto come in un album fotografico, ma impareremo come, con ciò che c’è in tutte le case, si possa avvalendosi di un po’ di fantasia, abbellire e apparecchiare una tavola. Naturalmente ci dedicheremo a centrotavola, portatovaglioli, composizioni di frutta e fiori, del pane e di come servirlo in modo differente, parleremo dell’importanza dell’accoglienza e ci soffermeremo anche su tavole più sofisticate, perché ognuno di noi possa trovare il giusto equilibrio tra quello che può usare e il come sfruttarlo al meglio.

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