“Noi di sbagli ce ne siamo perdonati tanti, scappatelle senza importanza le sue, troppo impegno rivolto al lavoro che ha tolto tempo a lui e alla nostra vita di coppia, io. Mio marito non è mai stato un grande lavoratore, quel tanto che bastava in un impiego senza visioni di carriera, alle cinque del pomeriggio a casa, il giovedì la partita di calcetto e la pizza con i suoi amici e la domenica lo stadio. Io, nata in una famiglia con il pallino del lavoro e cresciuta con l’insegnamento che prima di ogni divertimento e tempo libero esisteva la nostra attività, cioè i cinque negozi di scarpe tra la città e la provincia, tornavo a casa anche alle 21. Mi organizzavo,la cena che era già stata preparata da me o dalla signora che si occupava della casa, era solo da riscaldare, la tavola era ben apparecchiata, la casa riuscivamo a tenerla più che in ordine, le camicie di mio marito erano stirate nei cassetti, ma io lo ammetto, c’ero poco. Negli anni qualche segnale di scappatelle lo avevo intuito, sono una persona diretta e per mia natura devo sapere la verità, lui messo di fronte alla domanda precisa, la buttava in ridere, ma dai, ma anche fosse cosa vuoi che conti una scemata, piuttosto non tornare tardi anche stasera, ricordati che hai un marito. Oggi mi risuonano nelle orecchie queste parole come una responsabilità disattesa, una promessa non mantenuta, un errore che ho perpetuato a mio danno, un senso di
colpa verso me stessa, più che nei confronti di un uomo che a conti fatti, non si è certamente
fatto grandi scrupoli. Avevamo una bella casa, bei mobili, due automobili , gli avevo regalato la moto dei suoi sogni, facevamo vacanze nei posti dove lui desiderava andare, abbiamo visto il mondo è tutto questo grazie al mio lavoro, che ci dava un benessere che diversamente non avremmo avuto, sicuramente non con due normali stipendi . A mio marito il lusso piaceva molto, mentre a me più che quello interessava il mio lavoro, l’azienda che mio padre aveva creato con tanto sacrificio e della quale io ero l’unica erede. Non avevamo figli, prima non li abbiamo voluti poi quando abbiamo iniziato a cercarli non sono arrivati, non ci sono ragioni particolari mi disse lo specialista a cui ci eravamo rivolti, a volte bastano la serenità, i tempi giusti, voi siete a posto . Sbaglio a dire non ne abbiamo avuti, perché solo io non li ho avuti e questo mi si è reso chiaro un giorno che ero nel negozio in cui trattavamo le scarpe da bambino. Entrò una donna circa della mia età, io all’epoca avevo quarant’anni tondi, tenendo per mano un bambino che avrà avuto circa nove anni, disse che doveva comprargli delle scarpe per il giorno della prima Comunione. Che numero porta suo figlio, chiesi , già voltata a selezionare quello che mi sembrava più adatto, lo chieda a suo marito, lui lo conosce molto bene . La risposta mi arrivò come una pugnalata, ma mai come quando mi feriscono a tradimento ,riesco a rimanere presente e lucida. Ci siamo guardate, ho visto una donna offesa, esasperata, illusa e disillusa al tempo stesso, ho visto il desiderio di ferire perché era ferita. Andate fuori ho detto, mamma non mi compri le scarpe piagnucolava il bambino,mentre io ero furibonda con mio marito , non con quella donna che era venuta a giocarsi la vita, l’ultima disperata mossa per cercare di tenersi un uomo, per prendersi una vita che non riusciva ad ottenere diversamente, se non costringendolo davanti al fatto compiuto, la verità detta a me, buttata in faccia a chi non aveva colpe se non quella di avere sposato un imbecille privo di valori . A quel fatto seguirono giorni difficili, scene pietose, minacce e preghiere fatte da un uomo che non voleva andarsene, che mi accusava di averlo lasciato troppo solo, che diceva di amarmi e che non si rendeva conto di avere un figlio di nove anni che da lui si aspettava di ricevere quello che qualsiasi bambino ha diritto di avere . Lui non voleva andarsene, voleva stare dov’erano “la sua casa e sua moglie”, la sua famiglia ero io continuava a dire e per me invece, lui non era più niente, un uomo che preferiva abbandonare suo figlio per non perdere il benessere . Alla fine con un buon avvocato, mi sono liberata di lui, benché fossero cose intestate a me gli ho lasciato la macchina la moto e tante altre cose, potevo non farlo ma l’ho fatto. Sono passati quindici anni io ho un nuovo compagno, un grande lavoratore come me , tre negozi li ho dovuto chiudere per la crisi, lui mi ha aiutata ed ora ne ho solo due, mi avvalgo della sua professionalità artigianale per produrre una linea nostra. Siamo felici, quando fa tardi o lo faccio io, diciamo, pizza ? Ho divorziato, ma non mi risposerò più, non sono scottata, sono delusa e non voglio legarmi formalmente a nessuno. Voglio accanto una persona che torni da me solo perché ne ha voglia, non voglio prendere nulla a nessuno , ma neppure dare. Insieme ma divisi . È il mio modo per difendermi.
