Io e la mia sorella gemella siamo sempre andate d’accordo, gemelle per modo di dire, lei molto bella, io non brutta, ma neanche come lei, insomma tutte le volte le persone dicevano”ah siete gemelle…”una meraviglia che sottolineava la differenza eclatante tra la sua bellezza e la mia . Però noi siamo sempre state unite, lei era affettuosa, ci rideva sul fatto di essere bella, mi accarezzava e diceva”se ti guardassero come ti guardo io, scoprirebbero che la più bella sei tu”e io non ero gelosa e invidiosa perché le ho sempre voluto molto bene. All’università abbiamo conosciuto un ragazzo, per me amore a prima vista e anche per lui, ma per mia sorella. Si fidanzarono e sposarono appena ci laureammo tutti e tre, poi loro partirono per il viaggio di nozze e io che ero stata assunta da un’azienda francese, fui mandata per due anni a Parigi. Per me fu un bene, innamorata com’ero del marito di mia sorella, meno lo vedevo meglio stavo, ma questo senso di liberazione che provavo stando lontana da lei, mi faceva sentire in colpa, perché chi sbagliava tutto ero io che non riuscivo a togliermi dalla testa l’uomo sbagliato. Tornai a casa definitivamente due anni dopo ed ero molto diversa, ero diventata elegante, chic, cambiato taglio e colore di capelli, ma soprattutto avevo acquisito una sicurezza e un’indipendenza che facevano di me una donna affascinante. Con mia sorella si ristabilì il vecchio legame di affetto e intesa, loro abitavano nella vecchia casa di famiglia nel centro della città, con i nostri genitori. Quella casa l’abbiamo sempre amata molto, ci abbiamo abitato con i nonni quando eravamo bambine, era grande su due piani con un bel giardino, una vecchia villetta che per tacito accordo abbiamo sempre saputo che, anche da sposate e con nuove famiglie , sarebbe rimasta la casa di tutte e due. Mi ero accorta che mio cognato mi guardava spesso, che mi sorrideva quando arrivavo a tavola alla sera e mio padre brontolava perché ero in ritardo, che mi metteva lo zucchero nel caffè senza chiedermi quanti cucchiaini volessi e mi stupivano certi gesti come sfiorarmi i capelli passando dietro al divano dove ero seduta o accarezzare il mio cappotto sulla sedia. Io uscivo con altri uomini, ma silenziosamente amavo sempre lui, l’unico inaccessibile, l’amore impossibile per eccellenza. Passarono gli anni loro ebbero due figli che oggi sono entrambi sposati e li hanno resi nonni, i miei genitori a distanza di un anno l’uno dall’altra, morirono e io continuai con il mio lavoro facendo una bella carriera, ma senza crearmi una famiglia mia. Avevo delle storie, ho avuto anche un fidanzamento più serio e lungo, ma non volevo sposarmi, non sentivo l’esigenza di crearmi una famiglia, mi bastava l’affetto di mia sorella, quello dei miei nipoti che per me sono stati dei figli, ma soprattutto a impedirmelo era una sola verità :amavo mio cognato e nel tempo capii che anche lui mi amava. Ce lo dicevamo con gli occhi cento volte in un giorno, ogni gesto che lui faceva era mirato a dimostrarmelo, ma è sempre rimasto un rapporto platonico e mai dichiarato. Fino a quando un giorno rimanemmo da soli nella casa al mare, mia sorella, partita alla mattina per una visita medica in città doveva rientrare in serata, ma per un problema ci disse con il figlio maggiore,telefonò per comunicare che sarebbero arrivati la mattina dopo. Preparammo la cena in silenzio, poi lui mi guardò e disse”ti amo molto, non dico di avere sposato la sorella sbagliata perché sarebbe ingiusto, ma niente e nessuno potranno mai cambiare quello che provo per te. Sono un uomo strano, io stasera parto e vado a casa, domani torno con loro, perché qui con te, so che non riuscirei a trattenermi e sia io che te vogliamo troppo bene a tua sorella per comportarci da traditori. La vita è passata così, a casa siamo rimasti noi tre, tante volte ho manifestato l’intenzione di trasferirmi in una casa mia, di lasciarli da soli, ma tutte le volte mia sorella ne ha fatto una tragedia, ha dichiarato che se me ne fossi andata, per lei quella casa non avrebbe più avuto un senso. A sessant’anni, è stata colpita da un brutto male, prima dell’operazione mi ha chiamata e mi ha detto”ascolta quello che ti dico, se non dovessi farcela a M. devi pensarci tu, lo devi sposare tu”. “ Ma cosa vai a pensare, cosa dici … tu ce la farai e non dire sciocchezze”. Le ha sorriso e ha detto mi credi cieca, io vi devo solo ringraziare per il rispetto e il bene che mi avete voluto. Per le persone che mi avete dimostrato di essere. L’operazione è andata bene e da quel giorno non abbiamo mai più fatto accenno a quel discorso. Ora, ci siamo trasferiti nella casa al mare lasciando ai ragazzi la villetta che nel frattempo è stata ristrutturata e divisa, le famiglie sono diventate due e quelle patriarcali come la nostra non esistono più. Io la sera mi chiudo in camera per vedere la televisione e lasciarli soli e loro cominciano a chiamarmi, dai vieni qui, guardiamo quello che vuoi tu, allora arrivi???
Poi d’estate mio cognato si alza, va in cucina e ci porta il gelato, in inverno la tisana con i biscotti. Tiene sua moglie per mano quando sono loro due sul divano, le vuole bene e molto. Sono quasi cinquant’anni che amo quell’uomo, ogni tanto quando mi preparo per andare in città mi guarda e mi dice, sei sempre la più elegante, una volta mi ha baciato la mano , ma poi si è subito ripreso e ha detto, se tardi chiama, qui si cena alle venti, mica possiamo aspettarti tutta la sera, ma io so che è preoccupato di sapermi alla guida al buio. Però, anche se abbiamo nutrito un sentimento sbagliato, siamo fieri di noi, perché abbiamo fatto del nostro meglio per non essere due orribili persone, anche se eravamo innamorati.
