Maggese

Treccani recita questa definizione: ‘ Pratica agricola consistente nel fare una serie di lavorazioni su un terreno povero tenuto a riposo allo scopo di prepararlo ad una successiva coltivazione di cereali’.

Lo concepiamo per il terreno, molto poco per noi.

Noi che siamo mogli, compagne, amanti, madri, nonne, sorelle, amiche, professioniste, casalinghe, autiste, cuoche, tuttofare. Donne, insomma.

Noi che spesso, direi quasi sempre, riteniamo il nostro riposo, ciò che facciamo per noi, per puro svago, una ‘perdita di tempo’, una ‘frivolezza’.

Credo sia molto culturale. Io per prima, classe 1974, sono cresciuta in un contesto familiare dove tutto quello che non era lavoro o studio era considerata una perdita di tempo, che non avrebbe portato alcun beneficio.  Tutt’altro. 

Parlo, per mestiere e per propensione personale all’essere umano, con moltissime donne ogni giorno.

Una delle caratteristiche comuni, indipendentemente dalla provenienza geografica, dall’età e dalla situazione personale, è il darsi senza tregua.

Il prendersi cura è parte del patrimonio genetico del femminile dall’inizio della storia del mondo.

Il doversi guadagnare rispetto e credibilità lavorando senza sosta è, invece, il risultato di una lotta per la parità ancora ben lungi dall’essere vinta e conclusa.

Alla fine di un anno particolarmente impegnativo, professionalmente e umanamente, qual è stato per me il 2024, mi sono chiesta se tutto questo mio ‘affacendarmi’ senza sosta avesse un suo beneficio. Per qualcun altro e, o, soprattutto, per me.

La risposta non solo è stata ‘no’. Ma si è anche aggiunto un ‘non è necessario’.

Cosi, prima da donna che da coach, vi faccio questa domanda dalle pagine virtuali di questo salotto: in cosa portate leggerezza nelle vostre vite? Quali sono le attività che fate per il puro gusto di farle? Quanto tempo dedicate al vostro riposo? Che rapporto avete con tutto quello che ritenete ‘non produttivo’?

Qualche giorno fa riflettevo sul fatto che, mentre me ne stavo sul divano, una domenica pomeriggio, a leggere un libro, il mio corpo era, in realtà, produttivo. Cuore e respiro continuavano a nutrire il mio corpo di ossigeno anche se io pensavo bellamente ad altro. Le mie cellule si stavano rinnovando. Soprattutto, il riposo mi avrebbe concesso la creatività e la lucidità di pensiero che abbiamo soltanto quando tutto il nostro sistema mente-corpo si è rigenerato.

Molte di voi, magari con qualche anno più di me, hanno passato una vita a lavorare e a costruire e far crescere una famiglia. E non sempre con il bel tempo. La vita di ognuno di noi è costellata inevitabilmente di prove, non sempre e non per forza giuste.

Riposare, divertirsi, dedicarsi a ciò che ci fa battere il cuore non è solo necessario. È generativo.

Nell’ultimo mese ho ballato, passeggiato, letto, dormito, accarezzato il mio gatto, guardato film sotto la coperta.

Ho iniziato a farlo come fosse un ‘appuntamento’ quasi imposto. Non ero abituata.

Poi ho cominciato a vederne i risultati. Me ne sono accorta svegliandomi dopo una notte di sonno pieno dopo mesi in cui mi ero costretta ad alzarmi all’alba per ‘fare’.  Me ne sono accorta dall’entusiasmo che spendo mentre lavoro, nella pazienza, non sopportazione passiva, nelle situazioni tese che, inevitabilmente, fanno parte del quotidiano.

Me ne sono accorta guardando i miei occhi sorridere e, soprattutto, sentendomi presente nelle cose che faccio.

Certo, la vita, a volte, ci chiede tanto. Ed è proprio per questo che non dobbiamo dimenticarci della persona più importante. 

Noi.

-foto da Pinterest-